martedì 19 luglio 2011

Luigi Fabozzi, L'ospite.


Luigi Fabozzi
L'ospite
Robin edizioni, pp. 178



Tormentato da antiche ossessioni, Louis, giovane medico, vive e lavora in un nosocomio dentro i confini di “un’Isola lontana”, il luogo del non-dove in cui ogni bava di esistenza è sottoposta a una continua riscrittura.
E’ dunque l’Isola in quanto spazio teatralizzato a regola d’arte dal narratore uno dei protagonisti dell’Ospite. E’ qui che la vita realmente vissuta dal medico s'intreccia con le esistenze di Leonard paziente psichiatrico numero 2121, di Sigmund guardiano e factotum dell’ospedale, e di una serie di altre "umanità" che si confrontano con se stesse e con gli altri. 
Viene da dire vite a confronto e anime allo specchio. Ed è così perché il plot, la narrazione (anche come atto di aggregazione – o se volgiamo di coagulazione - della parola nel testo) è costruita su una serie importante di paradigmi oppositivi tra esistenze messe a nudo e in qualche modo anche violate.
Chi è l’Ospite? Questa è la domanda chiave per l’interpretazione anche semantica del romanzo. E’ il dottore o il paziente, il sano o il malato? Magari, è lo stesso spazio chiuso in cui s’intrecciano le vicende o quello aperto che sta oltre? L’Ospite è l’amore per la vita o il nulla, il quotidiano o l’assoluto, la realtà o la fantasia, il sogno o l’incubo?
A una lettura impegnata che comunque il romanzo richiede al lettore, l’Ospite è l’insieme di questi valori oppositivi perché chi racconta non ci sta a mettere tutto il peso da una sola parte. Il narratore – attenzione, non lo scrittore – sa benissimo che la vita scorre dentro i confini di una zona grigia.
L’esistenza è fragile, labile e rischia di incartarsi, di implodere o risucchiarti in un gorgo. Per cui questa storia segue delle linee maestre che sono giocate in modo maturo ed esperienziale tra i personaggi, ma anche in cerchi concentrici perché l’esistenza è circolare. Lo è quella dei protagonisti dell’Ospite.
Il dottore è lo specchio del paziente e viceversa. La vita dell’uno attraversa quella dell’altro. Così tutta la narrazione – tesa, vibrante, emozionante – non può che svolgersi sul filo sottile di esistenze che sono alla ricerca di un’identità, di un nuovo e autentico equilibrio interiore. Sia chiaro, non siamo di fronte a degli eroi ma uomini!
Infine, lo scorrere del tempo – altro elemento diegetico ben costruito anche in opposizione e sovrapposizione allo spazio - amplifica la solitudine del personaggio in un caleidoscopio di riflessioni e rimandi a esperienze già vissute. L’Ospite è, in chiave cristologica, una sorta di viaggio nel deserto, l'attraversamento del proprio “io” per ottenere risposte a domande sfuggenti.

Karl Poff 

2 commenti:

  1. ..."L’Ospite è l’amore per la vita o il nulla, il quotidiano o l’assoluto, la realtà o la fantasia, il sogno o l’incubo?"... interessante invito alla lettura. grazie !

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  2. "...vite a confronto e anime allo specchio..."
    Un interessante viaggio nel proprio "io".Grazie!

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