domenica 3 luglio 2011

Fernanda Pivano, Quegli anni magici con Ezra Pound e John Dos Passos

 

Quegli anni magici con Ezra Pound e John Dos Passos
Fernada Pivano - 12 luglio 2009
Corriere della Sera




Eccola qui un' altra occasione per leggere Ernest Hemingway, lo scrittore forse più grande che l' America abbia mai avuto. Lo scrittore che, con la sua lingua franca, ha rivoluzionato lo stile di qualsiasi scrittore venuto dopo di lui. E peggio per chi tra loro non ha voluto lasciarsi rivoluzionare. 
Chissà cosa ne penserebbe Ernest Hemingway della decisione di pubblicare finalmente in edizione integrale A Moveable Feast (Festa Mobile), il libro di memorie pubblicato nel 1964, tre anni dopo la sua morte, della sua vita a Parigi negli anni Venti. 
Sono gli anni magici in cui Ernest Hemingway è diventato uno scrittore e ha incontrato gli esponenti del movimento dadaista, tra cui Tristan Tzara, è andato «in società» con John Dos Passos e ha frequentato Ezra Pound e Gertrude Stein, alla quale lo aveva presentato per lettera Sherwood Anderson. Gertrude Stein e Ezra Pound gli guardavano i manoscritti. Gertrude Stein si limitava a commentarli. Ezra Pound li correggeva con la matita rossa e blu. Più tardi Hemingway ha detto: «Ezra Pound aveva quasi sempre ragione e quando aveva torto aveva così torto che non c' era da avere alcun dubbio. Gertrude Stein aveva sempre ragione». Ecco chi erano i suoi maestri. 
Gli inediti pubblicati dopo la morte di un autore sono sempre stati oggetto di discussione per tutti noi, soprattutto se non sono pubblicati nella loro versione originale, ma con tagli voluti da curatori che spesso non hanno mai conosciuto l' autore. In questo caso particolare l' editing era stato seguito dalla quarta moglie di Hemingway, Mary; ma la scelta di pubblicare oggi, dopo 45 anni, il volume nella sua interezza mi sembra un grande segno di rispetto per Mr. Papa e soprattutto per le sue parole. 
L'ho visto lavorare con fatica per ore sulla ricerca di singole parole. «La maggior difficoltà consiste nel descrivere ciò che veramente accade nell' azione - mi diceva -. Ho cercato di imparare a scrivere incominciando dalle cose più semplici». È questo che dà alla prosa di Hemingway la forma descrittiva chiara e la leggerezza. È questo che gli ha fatto dire «tutti i buoni libri sono simili, perché sono più veri che se fossero veramente accaduti e quando si è finito di leggerne uno si ha la sensazione che tutto sia capitato a noi, e poi che tutto appartenga a noi: il buono e il cattivo, l' estasi, il rimorso e il dolore, la gente e i luoghi e com' era il tempo». 
Mi chiedo perché ci siano voluti 45 anni per arrivare a pubblicare questo suo diario nella versione originale. Ma non voglio farmi troppe domande e preferisco leggerla questa nuova edizione di A Moveable Feast. E allora leggiamole le parole originali di Mr. Papa e pensiamo alla fatica che ha fatto per raccontarci la magia degli incontri che ha avuto a Parigi in quegli anni. Come se fossero capitati a noi. Come se appartenessero a noi.

1 commento:

  1. Condivido. Avrei voluto anch'io conoscere di persona Hem.

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