domenica 13 maggio 2012

Gioacchino Lonobile Billy è dove sei!




Gioacchino Lonobile
Billy è dove sei!


Lo chiamavano Billy a causa di una storiaccia di succhi di frutta vissuta da bambino.
Billy aveva la guerra  dentro, mentre dimostrava il distacco e l’impassibilità della madre di Sarah Scazzi.
Billy aveva da poco perso il lavoro, ma non l’affitto da pagare.
Viveva in una zona chiamata “isola pedonale”, nonostante fosse assimilabile al massimo a uno scoglio. L’isola ha un solo panificio, una sola macelleria, infiniti bar e locali e nessuna panchina. È abitata da due categorie di persone: quelli che si svegliano all’alba per montare il mercato, e quelli che all’alba vanno a dormire. Gli stessi che non si alzano mai prima di mezzogiorno, scelgono con cura il bar dove fare colazione o l’aperitivo, si siedono a uno dei tanti tavolinetti per strada, aprono l’inseparabile Mac, dispongono due o tre libri ben in vista, e passano ore a sorseggiare il caffè o un prosecchino.  Finti poeti, scrittori, fotografi e musicisti, veri padri di famiglia, fruttaroli, imbianchini e muratori.
Antonio Atzori, Orienti Assunto, Morgia Teodoro, Evangelisti Floro, Cesaroni Angelo una lapide per ogni partigiano morto ad ogni numero civico, ma anche i radicalchic del Kino e dello Yeti, i punk a bestia di Birra Più, i bangla, i letterati del Chiccen, che bevono amaro del Capo o al più un Lucano, e il bar di Rosi, che chi la conosce lo sa. I Senegalesi sfrattati da via Campobasso, solo perché Senegalesi, e gli spacciatori nordafricani che a fine sera regolano i loro conti a bottigliate, le guardie che piantonano. Gli anziani, nati, cresciuti e che mai sono andati via dal quartiere che aspettano, aspettano il momento buono per raccontare di bombardamenti e di fame, delle molte storie che compongono la loro storia e le loro mogli che “Signò so’ bona e cara ma…”. Il 105 fino a Termini, l’n18 il notturno.
Una borgata che è divenuta un posto “in” troppo in fretta per non subire le contraddizioni che un risveglio tanto brusco comporta.
Billy a quel tempo era sospeso a metà tra una vita e l’altra.
*
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Centro massaggi cerca ragazza esperta in tutti i tipi di massaggio. Si richiede spiccata comunicatività, bellissima presenza, larghe vedute.
Organizzo pullman per prendere parte come pubblico a numerose trasmissioni televisive. Cerco collaboratori in zona.
Billy era stanco di leggere annunci di quel tipo, ma non demordeva, vi dedicava ogni giorno almeno un paio d’ore con la speranza di trovare una soluzione.
Ma non quel sabato.
Quel giorno gli stormi in volo disegnavano coreografie perfette, meccaniche celesti le avrebbe chiamate qualcuno.
Stare sdraiati a letto voleva dire continuare a rivoltarsi da una parte e dall’altra, senza riuscire a prendere sonno.
Aveva finito di leggere il Trattato del ribelle, e aveva capito di essere il due percento dei contrari. Numero esiguo, ma indispensabile alla dittatura per poter affermare la sua grandezza e la sua natura democratica in opposizione alla presenza di un nemico. Billy aveva capito che il suo dissenso andava tracciato al di fuori del luogo scelto dal sistema, la scheda elettorale. La sua disapprovazione andava palesata altrove: sul muro di una strada percorsa da decine di passanti, su un manifesto, ancor meglio sulla fiancata di un treno che percorre più volte la città. Due semplici lettere N O, anzi un’unica lettera R, come Raduno, Riflessione, Riscossa, Rivolta, Rabbia, Resistenza. O meglio Ribelle.
Forse quel giorno gli tornò in mente una vecchia idea di una “Patria Socialista” o l’immagine di un teschio che stringe un pugnale tra i denti, di certo quel  giorno Billy avrebbe smesso di non vedere, non sentire, non parlare.
Era il giorno in cui non era pronto, anzi pensava di non esserlo.
*
Billy indossò la felpa nera con il cappuccio e prese il casco. Billy non possedeva una moto.
Scese per strada, i locali erano pieni della solita gente, in quel momento non soffiava il vento, ma sentiva l’umidità nell’aria e sapeva che un soffio si sarebbe alzato presto. Arrivò alla fermata del tram, prese il 5 e scese a porta Maggiore, le corse erano limitate. Proseguì a piedi fino a piazza Vittorio, un gran numero di persone percorreva la stessa strada assieme a lui. I Defender della polizia impedivano il passaggio davanti alla sede di Casa Pound, costringendo i passanti a una deviazione. Billy inviò un messaggio con il telefonino, non sapeva ancora usare bene il linguaggio T9. Compiuto il giro dell’isolato si sentivano già le urla, i fischi, i tamburi e gli slogan.
In via Cavour il colpo d’occhio era impressionante; migliaia di persone, occupavano per intero la larghezza del viale, una fila così lunga di cui si riusciva a immaginare l’inizio, ma non la fine: bambini, studenti, mamme, nonne, operai, tutti i centri sociali, tutte le bandiere, da piazza della Repubblica all’orizzonte.
Billy rimase senza parole, da un lato il casco, dall’altro le dita attaccate alla mano, attaccata al polso, attaccata al braccio. La faccia inespressiva della madre di Sarah durante le dirette televisive.
Ognuno aveva i propri motivi, le proprie sigle, le proprie intenzioni.
Billy per un attimo  pensò di trovarsi in una storia di Topolino, durante le elezioni a Paperopoli, con tutti i paperi che reggevano cartelli del tipo "Viva noi" "Abbasso Voi" “Siamo belli” “Fate puzza”.
Si inserì nel corteo. Lo percorse  da un lato, poi dall’altro, zigzagando, sempre più veloce, senza meta, superando comitati e comitive, gruppi e partiti, associazioni e sindacati, cani sciolti e cani legati.
Le vetrine di due banche e un supermercato erano state sfondate e con esse i finestrini di un suv parcheggiato nel posto sbagliato. Billy passò oltre.
Al Colosseo il sound system sul camion, con le solite canzoni di rivolta, faceva ballare ragazzini sconvolti. Billy lo aveva fatto già troppe volte. Superò anche loro.
 Giunto in via Labicana, vide oltre la folla di manifestanti il fumo nero e denso di una macchina incendiata, i megafoni invitavano alla calma, le fiamme alte cingevano un palazzo color ocra, le sirene sempre più vicine. Ancora più avanti all’incrocio con via Merulana  urla, schianti, esplosioni.  Il panico disperdeva la gente nelle vie laterali, nonostante il pericolo fosse lontano. Anche questo Billy lo aveva fatto già troppe volte.
Billy ora avrebbe fatto una cosa che non aveva mai fatto prima.
Sapeva dove andare.
Alzò il cappuccio sulla testa, coprì il volto e indossò il casco.


* Testo: su concessione di Gioacchino Lonobile (TerraNullius).

** Video di copertina: suggerito da Gioacchino Lonobile e scaricato free copy da Internet. 

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