Gioacchino Lonobile
Billy è dove sei!
Lo chiamavano Billy a causa di una
storiaccia di succhi di frutta vissuta da bambino.
Billy aveva la guerra dentro, mentre dimostrava il distacco e
l’impassibilità della madre di Sarah Scazzi.
Billy aveva da poco perso il lavoro,
ma non l’affitto da pagare.
Viveva in una zona chiamata “isola
pedonale”, nonostante fosse assimilabile al massimo a uno scoglio. L’isola ha
un solo panificio, una sola macelleria, infiniti bar e locali e nessuna
panchina. È abitata da due categorie di persone: quelli che si svegliano all’alba
per montare il mercato, e quelli che all’alba vanno a dormire. Gli stessi che
non si alzano mai prima di mezzogiorno, scelgono con cura il bar dove fare
colazione o l’aperitivo, si siedono a uno dei tanti tavolinetti per strada,
aprono l’inseparabile Mac, dispongono due o tre libri ben in vista, e passano
ore a sorseggiare il caffè o un prosecchino.
Finti poeti, scrittori, fotografi e musicisti, veri padri di famiglia,
fruttaroli, imbianchini e muratori.
Antonio Atzori, Orienti Assunto,
Morgia Teodoro, Evangelisti Floro, Cesaroni Angelo una lapide per ogni
partigiano morto ad ogni numero civico, ma anche i radicalchic del Kino e dello
Yeti, i punk a bestia di Birra Più, i bangla, i letterati del Chiccen, che
bevono amaro del Capo o al più un Lucano, e il bar di Rosi, che chi la conosce
lo sa. I Senegalesi sfrattati da via Campobasso, solo perché Senegalesi, e gli
spacciatori nordafricani che a fine sera regolano i loro conti a bottigliate,
le guardie che piantonano. Gli anziani, nati, cresciuti e che mai sono andati
via dal quartiere che aspettano, aspettano il momento buono per raccontare di
bombardamenti e di fame, delle molte storie che compongono la loro storia e le
loro mogli che “Signò so’ bona e cara ma…”. Il 105 fino a Termini, l’n18 il
notturno.
Una borgata che è divenuta un posto
“in” troppo in fretta per non subire le contraddizioni che un risveglio tanto
brusco comporta.
Billy a quel tempo era sospeso a metà
tra una vita e l’altra.
*
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Billy era stanco di leggere annunci
di quel tipo, ma non demordeva, vi dedicava ogni giorno almeno un paio d’ore
con la speranza di trovare una soluzione.
Ma non quel sabato.
Quel giorno gli stormi in volo
disegnavano coreografie perfette, meccaniche celesti le avrebbe chiamate
qualcuno.
Stare sdraiati a letto voleva dire
continuare a rivoltarsi da una parte e dall’altra, senza riuscire a prendere
sonno.
Aveva finito di leggere il Trattato del ribelle, e aveva capito di essere il due percento
dei contrari. Numero esiguo, ma indispensabile alla dittatura per poter
affermare la sua grandezza e la sua natura democratica in opposizione alla
presenza di un nemico. Billy aveva capito che il suo dissenso andava tracciato
al di fuori del luogo scelto dal sistema, la scheda elettorale. La sua disapprovazione
andava palesata altrove: sul muro di una strada percorsa da decine di passanti,
su un manifesto, ancor meglio sulla fiancata di un treno che percorre più volte
la città. Due semplici lettere N O, anzi un’unica lettera R, come Raduno,
Riflessione, Riscossa, Rivolta, Rabbia, Resistenza. O meglio Ribelle.
Forse quel giorno gli tornò in mente una
vecchia idea di una “Patria Socialista” o l’immagine di un teschio che stringe
un pugnale tra i denti, di certo quel
giorno Billy avrebbe smesso di non vedere, non sentire, non parlare.
Era il giorno in cui non era pronto,
anzi pensava di non esserlo.
*
Billy indossò la felpa nera con il
cappuccio e prese il casco. Billy non possedeva una moto.
Scese per strada, i locali erano
pieni della solita gente, in quel momento non soffiava il vento, ma sentiva
l’umidità nell’aria e sapeva che un soffio si sarebbe alzato presto. Arrivò
alla fermata del tram, prese il 5 e scese a porta Maggiore, le corse erano
limitate. Proseguì a piedi fino a piazza Vittorio, un gran numero di persone
percorreva la stessa strada assieme a lui. I Defender della polizia impedivano
il passaggio davanti alla sede di Casa Pound, costringendo i passanti a una
deviazione. Billy inviò un messaggio con il telefonino, non sapeva ancora usare
bene il linguaggio T9. Compiuto il giro dell’isolato si sentivano già le urla,
i fischi, i tamburi e gli slogan.
In via Cavour il colpo d’occhio era
impressionante; migliaia di persone, occupavano per intero la larghezza del
viale, una fila così lunga di cui si riusciva a immaginare l’inizio, ma non la
fine: bambini, studenti, mamme, nonne, operai, tutti i centri sociali, tutte le
bandiere, da piazza della Repubblica all’orizzonte.
Billy rimase senza parole, da un lato
il casco, dall’altro le dita attaccate alla mano, attaccata al polso, attaccata
al braccio. La faccia inespressiva della madre di Sarah durante le dirette
televisive.
Ognuno aveva i propri motivi, le
proprie sigle, le proprie intenzioni.
Billy per un attimo pensò di trovarsi in una storia di Topolino,
durante le elezioni a Paperopoli, con tutti i paperi che reggevano cartelli del
tipo "Viva noi" "Abbasso Voi" “Siamo belli” “Fate puzza”.
Si inserì nel corteo. Lo percorse da un lato, poi dall’altro, zigzagando, sempre
più veloce, senza meta, superando comitati e comitive, gruppi e partiti,
associazioni e sindacati, cani sciolti e cani legati.
Le vetrine di due banche e un
supermercato erano state sfondate e con esse i finestrini di un suv
parcheggiato nel posto sbagliato. Billy passò oltre.
Al Colosseo il sound system sul
camion, con le solite canzoni di rivolta, faceva ballare ragazzini sconvolti.
Billy lo aveva fatto già troppe volte. Superò anche loro.
Giunto in via Labicana, vide oltre la folla di
manifestanti il fumo nero e denso di una macchina incendiata, i megafoni
invitavano alla calma, le fiamme alte cingevano un palazzo color ocra, le
sirene sempre più vicine. Ancora più avanti all’incrocio con via Merulana urla, schianti, esplosioni. Il panico disperdeva la gente nelle vie
laterali, nonostante il pericolo fosse lontano. Anche questo Billy lo aveva
fatto già troppe volte.
Billy ora avrebbe fatto una cosa che
non aveva mai fatto prima.
Sapeva dove andare.
Alzò il cappuccio sulla testa, coprì
il volto e indossò il casco.
* Testo: su concessione di Gioacchino Lonobile (TerraNullius).
** Video di copertina: suggerito da Gioacchino Lonobile e scaricato free copy da Internet.
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