giovedì 15 settembre 2011

Gioacchino Lonobile, due racconti inediti


Gioacchino Lonobile

L’ultimo giorno d’estate



Aveva passato la maggior parte del giorno a letto. Decise: si sarebbe alzato alle tre, ma il conto alla rovescia non gli diede la forza necessaria. La stanchezza del solstizio se la sentiva addosso. La cefalea era prossima a venire.
All’ennesimo risveglio, ancora sul letto, allungò il braccio per prendere la tazzina. Sorbì le ultime gocce di caffè. A terra c’era un giornale d’inserzioni. Lo prese e iniziò a sfogliarlo, sapeva che lì non avrebbe trovato il rimedio al suo male.
Coppia di calzini ambidestri cerca pari requisiti per condividere dolci momenti. Possibilità di ospitare, massima pulizia. No mercenari, no singoli. Tel. 328XXXXXXX.
Affittasi pacco di sigarette nazionali, morbide, numero venti posti letto. Ottimo stato, prezzo trattabile. Tel.329XXXXXXX. Telefonare ore pasti.
Si alzò di scatto dal letto: aveva trovato quello che cercava.
Scambiasi fine estate inizio autunno con fine inverno inizio primavera. Max. serietà, astenersi amanti del freddo e perdi tempo. Tel. 091/XXXXXX.
Il telefono, presto il telefono, dov’era finito? Iniziò a frugare tra pennarelli, gomme, squadre, matite, colori, righelli, carboncino, fogli, schizzi. Trovato. Non c’era credito. Mise il capotto direttamente sul pigiama, ancora in ciabatte scese per le scale. Arrivò in strada, frugò in tasca, ne uscì una moneta e si diresse verso il telefono pubblico.
-          Pronto?
-          Sì?
-          Telefono per l’annuncio.
-          Dove l’ha visto?
-          Sul giornale. Sono interessato.
-          Bene, devo informarla che sono stati in molti a telefonare.
-          In molti? Possiamo incontraci anche subito.
-          Ha quello che chiedo?
-          Sì!
-          Le va bene tra un’ora?
-          Ottimo. Lei si chiama?
-          Orlowsky
L’autunno è Sophia, la conoscenza, il giusto governo. È la stagione che ha consapevolezza di sé. Si accresce nel tempo, vive nella certezza. Tedio domenicale.
La primavera è Selen, la giovinezza, troppo impegnata a vivere per avere coscienza della sua caducità. Ha tante speranze quante sono le sue incertezze. Il tempo è suo nemico. Solo una volta riuscì a batterlo, quando si addormentò in una caverna per essere contemplata.
C’è chi desidera una e ha l’altra e chi al contrario. Sophia e Selen se amano lo stesso uomo, lo fanno in stagioni diverse.
Si presentò all’appuntamento un'ora prima, come pure il signor Orlowsky del resto. Uno in pigiama a righe e paltò scuro, l’altro, un anziano signore, con una giacca vintage e una cravatta ormai fuori moda.
-          Sa… salve, O...Orlowsky?
-          Salve, giovanotto si sente bene?
-          Mai stato meglio.
-          Non si direbbe, la vedo pallido.
-          Lei capirà, il momento non è dei più facili per me.
-           Capisco a cosa sta rinunciando, ma per cosa? perché?
-          Amo le donne mature.
-          Non mi faccia ridere, è sicuro di quello che sta facendo?
-          Sì!
Fecero lo scambio.
Cercò Sophia, trovò le sue stesse mani oramai magrissime, le rughe del suo viso e i pochi capelli rimasti. Cadde per terra privo di sensi.
In un balzo fu da disteso dormiente a seduto desto, nel letto in preda a spasmi e a tachicardia. Si mise le mani sulla faccia, corse allo specchio. Tutto bene, non era successo niente. Un brutto sogno.
- Si svegli! si svegli! cos’è si è assopito? così all’improvviso? capisco l’età, ma a me non capitava.
A quelle parole riuscì ad aprire gli occhi, coperti da una sottile patina bianca. Vide un giovane in giacca e cravatta, che ridendo correva verso la vita. In pigiama e paltò rimase steso sul marciapiede, sapeva di avere, ormai, tutto il tempo che voleva.

 

Gioacchino Lonobile

Para dos


Alcuni interpreti di musica nazionalpopolare sono anche eccellenti musicisti, così allo stesso modo a Para Dos si vivono due vite.
Amavo a quei tempi trascrivere ciò che maggiormente colpiva la mia attenzione, usavo poi il materiale accumulato per la composizione di brevi racconti fantastici. Per trovare luoghi e persone che potessero ispirare tali racconti ero costretto a continui viaggi. Uno di questi mi diede la possibilità di visitare Para Dos: cittadina nota per alcune delle persone che vi abitavano. Molti di loro, non tutti, sono conosciuti dal resto dell’umanità per essere i protagonisti o le semplici comparse di quelle storie che al loro interno contengono due negazioni. Racconti in cui una tesi iniziale è negata da un’antitesi conclusiva e così al contrario. I paradossi.
Tra le strade di Para Dos s’incontrava, ad esempio, il prode Ercole ancora impegnato a dimenticare; il  barbiere che radeva tutti quelli che non lo facevano da soli; e altri alle prese con azioni non meno insensate, come attraversare un ponte per essere impiccati.
Come fosse possibile che le persone ripetessero da così tanto tempo le stesse azioni, interpretando se stessi, lo scoprii solo dopo qualche giorno di permanenza. Mi fu chiaro che in quel posto la realtà ancora una volta non era l’unica soluzione possibile, ma solo una delle tante immaginabili. A Para Dos vi erano, infatti, due linee con coordinate il tempo e lo spazio che a volte s’incontravano e altre rimanevano ben lontane. La testimonianza della propria esistenza, anche agl’occhi degli altri era la prima retta, l’altra più difficile da trovare, capace di trasformare personaggi in persone, parlava pressappoco così, anche in taverna:
- Se si potesse contare con esattezza il numero di stelle e dei sistemi che costituiscono l’universo, allora Dio non sarebbe più infinito, ma numerabile.
- A che servirebbe?
- Servirebbe a molto in verità,  soprattutto a noi, ma per ora rimane infinito e anche in espansione.
La tartaruga, rimase a pensare a ciò che aveva appena detto, poi scese dalla sedia, pagò quel che aveva bevuto e si affrettò a uscire. Quando si allontanò di circa dieci metri Achille la seguì.
Scoprii che molti visitatori ogni anno si recano a Para Dos per conoscere i suoi abitanti più famosi.


Produzione, Gioacchino Lonobile©
In copertina: De Chirico, Muse
All'interno: Picasso, Arlecchino e la sua compagna

2 commenti:

  1. Già ospite nel nostro blog, con il racconto 13 marzo 1815 (28 luglio 2011), Gioacchino Lonobile ritorna con due racconti brevi e godibili. Si tratta di due storie visionarie e immaginifiche in cui le ambientazioni sono fantastiche e i personaggi, quasi impalpabili, si muovono dentro meccanismi spazio-temporali alquanto originali.

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