sabato 28 luglio 2012

L’angelo del silenzio Il serial killer secondo James Ellroy


L’angelo del silenzio
Il serial killer secondo James Ellroy

L’ispettore dell’Fbi Thomas Dusenberry definisce così il serial killer: “Il perpetratore di una serie di omicidi singoli o multipli. Il nostro prototipo di serial killer è un maschio bianco di intelligenza superiore alla media, dai ventiquattro ai quarant’anni di età. I due elementi sopracitati sono una costante, al contrario di ogni altra caratteristica, ragione per cui questo genere di assassino è molto difficile da catturare.
“Per prima cosa, spesso i serial killer modificano il modus operandi a seconda della vittima. Possono uccidere una persona per gratificazione sessuale e un’altra per denaro. Possono strangolare una vittima e sparare a un’altra. Si sono dati i casi di serial killer che hanno stuprato una mezza dozzina di vittime femminili ignorandone sessualmente un’altra mezza dozzina.
“Questi uomini tendono inoltre a viaggiare molto e a sbarazzarsi delle vittime in modo che i corpi non vengano trovati. A parte la complessa natura della psiche di un serial killer e degli schemi del suo modus operandi, è proprio questo stile di vita vagabondo ad aumentare la loro sfuggevolezza: giocano sull’inadeguatezza del sistema di comunicazione interno alle forze di polizia della nazione.
“I cinquanta stati del nostro paese sono serviti da migliaia di agenzie di polizia. Da anni ormai il livello delle comunicazioni tra agenzie all’interno di uno stesso stato è adeguato alle esigenze di identificazione, ma lo scambio di informazioni tra stato e stato è una barzelletta, e rappresenta l’ostacolo numero uno nelle indagini su omicidi e scomparse legati da un probabile filo conduttore.”
E come si intende risolvere il problema?
“Nel momento in cui un assassino oltrepassa la linea di confine tra due stati dopo avere commesso un omicidio, diventa un criminale federale. Quello che stiamo facendo è controllare e mettere in relazione i casi irrisolti di omicidio e scomparsa di tutti i cinquanta stati, spingendoci indietro fino a dieci anni or sono. Se riusciamo a stabilire dei collegamenti tra stato e stato, richiederemo i dossier completi alle agenzie coinvolte e ci metteremo in contatto telefonico con gli investigatori dei singoli casi. Analizzeremo i casi a seconda del modus operandi, delle prove materiali, delle probabilità indiziarie e di un’altra mezza dozzina di voci indicate dai rapporti degli psicologi che collaborano con la squadra speciale. È probabile che da tutte queste informazioni emergeranno degli schemi, sui quali noi costruiremo alcune ipotesi e daremo il via alle indagini coinvolgendo agenti esperti della divisione criminale.”
La squadra speciale ha preso possesso di un’intera ala dell’accademia dell’Fbi di Quantico. Gli agenti convivo con risme di fogli bianchi, scrivanie e computer, nonché con un gigantesco cervello elettronico collegato con le forze di polizia di tutti i cinquanta stati. Chiamato “Serial Sally” da tutti gli agenti della squadra speciale, questo cervellone fungerà da punto di partenza di ogni possibile indagine. Già programmato con i dati relativi a ventisette casi risolti, Serial Sally sarà assistito da una mezza dozzina di psicologi di primordine dotati di grossa esperienza sul campo, da tre patologi specializzati in casi di omicidio e da quattro agenti della divisione criminale, uomini con alle spalle quindici e più anni di militanza nell’Fbi. Saranno loro i cosiddetti “Fantini della carta”, costantemente alla ricerca di legami, collegamenti e indizi.
“Sono molto ansioso di iniziare” ci ha dichiarato l’ispettore Dusenberry, agente responsabile della squadra speciale. “Ho già letto migliaia di pagine sull’argomento. Sono cose deprimenti, e le cifre sono sbalorditive. Un uomo nell’Alabama ha ucciso ventinove donne in due anni; a Chicago, Gacy ne ha uccise trentatré. C’è il nostro amici Ted Bundy, naturalmente, e poi ci sono le statistiche sui bambini scomparsi o presunti assassinati. E queste sono ancora più incredibili. La polizia di Anchorage, in Alaska, ha un sospetto che a quanto pare sarebbe colpevole di sessantanove omicidi, perpetrati nel giro di diciotto mesi. Il dolore dietro queste cifre è impressionante, e mi spinge a dire che il problema dei serial killer è la priorità numero uno nella lotta contro il crimine in America.”
L’ispettore Dusenberry, dal 1961 impegnato nell’Fbi, si è laureato alla facoltà di legge di Notre Dame e ha alle spalle sedici anni di esperienza con la divisione criminale, per la maggior parte passati alla supervisione delle indagini sulle rapine in banca. È sposato, ha un figlio e una figlia all’università e ringrazia il cielo che l’incarico di responsabile della squadra speciale gli sia stato affidato quando ormai i suoi due figli sono cresciuti e sua moglie è tornata a iscriversi all’università per una laurea in storia dell’arte. “Sarà un lavoro lungo e duro” ci ha dichiarato. “Il fatto che i miei ragazzi e mia moglie siano a scuola e la natura sedentaria del mio compito mi renderanno più facile applicarmi. Se fossi costretto a passare lo stesso numero di ore sulla strada e occuparmi di rapine, mi tormenterebbe saperli preoccupati per me.”

* Testo, tratto da James Ellroy, L'angelo del silenzio, Mondadori Oscar Bestsellers, gennaio 2000, I edizione, pp. 244-247.Traduzione a cura di Stefano Bortolussi.

**  Fotografia, riproduzione free copy della copertina di James Ellroy, L'angelo del silenzio, Mondadori Oscar Bestsellers, gennaio 2000, I edizione.

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