L’angelo del silenzio
Il
serial killer secondo James Ellroy
L’ispettore dell’Fbi Thomas
Dusenberry definisce così il serial
killer: “Il perpetratore di una serie di omicidi singoli o multipli. Il
nostro prototipo di serial killer è
un maschio bianco di intelligenza superiore alla media, dai ventiquattro ai
quarant’anni di età. I due elementi sopracitati sono una costante, al contrario
di ogni altra caratteristica, ragione per cui questo genere di assassino è
molto difficile da catturare.
“Per prima cosa, spesso
i serial killer modificano il modus operandi a seconda della vittima.
Possono uccidere una persona per gratificazione sessuale e un’altra per denaro.
Possono strangolare una vittima e sparare a un’altra. Si sono dati i casi di serial killer che hanno stuprato una
mezza dozzina di vittime femminili ignorandone sessualmente un’altra mezza
dozzina.
“Questi uomini tendono
inoltre a viaggiare molto e a sbarazzarsi delle vittime in modo che i corpi non
vengano trovati. A parte la complessa natura della psiche di un serial killer e degli schemi del suo modus operandi, è proprio questo stile
di vita vagabondo ad aumentare la loro sfuggevolezza: giocano sull’inadeguatezza
del sistema di comunicazione interno alle forze di polizia della nazione.
“I cinquanta stati del
nostro paese sono serviti da migliaia di agenzie di polizia. Da anni ormai il
livello delle comunicazioni tra agenzie all’interno di uno stesso stato è
adeguato alle esigenze di identificazione, ma lo scambio di informazioni tra
stato e stato è una barzelletta, e rappresenta l’ostacolo numero uno nelle
indagini su omicidi e scomparse legati da un probabile filo conduttore.”
E come si intende
risolvere il problema?
“Nel momento in cui un
assassino oltrepassa la linea di confine tra due stati dopo avere commesso un
omicidio, diventa un criminale federale. Quello che stiamo facendo è
controllare e mettere in relazione i casi irrisolti di omicidio e scomparsa di
tutti i cinquanta stati, spingendoci indietro fino a dieci anni or sono. Se riusciamo
a stabilire dei collegamenti tra stato e stato, richiederemo i dossier completi
alle agenzie coinvolte e ci metteremo in contatto telefonico con gli
investigatori dei singoli casi. Analizzeremo i casi a seconda del modus operandi, delle prove materiali,
delle probabilità indiziarie e di un’altra mezza dozzina di voci indicate dai
rapporti degli psicologi che collaborano con la squadra speciale. È probabile
che da tutte queste informazioni emergeranno degli schemi, sui quali noi
costruiremo alcune ipotesi e daremo il via alle indagini coinvolgendo agenti
esperti della divisione criminale.”
La squadra speciale ha
preso possesso di un’intera ala dell’accademia dell’Fbi di Quantico. Gli agenti
convivo con risme di fogli bianchi, scrivanie e computer, nonché con un
gigantesco cervello elettronico collegato con le forze di polizia di tutti i
cinquanta stati. Chiamato “Serial Sally” da tutti gli agenti della squadra
speciale, questo cervellone fungerà da punto di partenza di ogni possibile
indagine. Già programmato con i dati relativi a ventisette casi risolti, Serial
Sally sarà assistito da una mezza dozzina di psicologi di primordine dotati di
grossa esperienza sul campo, da tre patologi specializzati in casi di omicidio
e da quattro agenti della divisione criminale, uomini con alle spalle quindici
e più anni di militanza nell’Fbi. Saranno loro i cosiddetti “Fantini della
carta”, costantemente alla ricerca di legami, collegamenti e indizi.
“Sono molto ansioso di
iniziare” ci ha dichiarato l’ispettore Dusenberry, agente responsabile della
squadra speciale. “Ho già letto migliaia di pagine sull’argomento. Sono cose
deprimenti, e le cifre sono sbalorditive. Un uomo nell’Alabama ha ucciso
ventinove donne in due anni; a Chicago, Gacy ne ha uccise trentatré. C’è il nostro
amici Ted Bundy, naturalmente, e poi ci sono le statistiche sui bambini
scomparsi o presunti assassinati. E queste sono ancora più incredibili. La polizia
di Anchorage, in Alaska, ha un sospetto che a quanto pare sarebbe colpevole di
sessantanove omicidi, perpetrati nel giro di diciotto mesi. Il dolore dietro
queste cifre è impressionante, e mi spinge a dire che il problema dei serial killer è la priorità numero uno
nella lotta contro il crimine in America.”
L’ispettore Dusenberry,
dal 1961 impegnato nell’Fbi, si è laureato alla facoltà di legge di Notre Dame
e ha alle spalle sedici anni di esperienza con la divisione criminale, per la
maggior parte passati alla supervisione delle indagini sulle rapine in banca. È
sposato, ha un figlio e una figlia all’università e ringrazia il cielo che l’incarico
di responsabile della squadra speciale gli sia stato affidato quando ormai i
suoi due figli sono cresciuti e sua moglie è tornata a iscriversi all’università
per una laurea in storia dell’arte. “Sarà un lavoro lungo e duro” ci ha
dichiarato. “Il fatto che i miei ragazzi e mia moglie siano a scuola e la
natura sedentaria del mio compito mi renderanno più facile applicarmi. Se fossi
costretto a passare lo stesso numero di ore sulla strada e occuparmi di rapine,
mi tormenterebbe saperli preoccupati per me.”
* Testo, tratto da James Ellroy, L'angelo del silenzio, Mondadori Oscar Bestsellers, gennaio 2000, I edizione, pp. 244-247.Traduzione a cura di Stefano Bortolussi.
** Fotografia, riproduzione free copy della copertina di James Ellroy, L'angelo del silenzio, Mondadori Oscar Bestsellers, gennaio 2000, I edizione.
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