Fernanda Pivano
Tra le colline dell'Idaho,
nella casa di Hemingway
Nella storia di Ernest Hemingway ritornano con insistenza i due nomi di Ketchum e di Sun Valley, una minuscola città mineraria la prima, un centro di sci e di caccia la seconda, a pochi chilometri l' una dall' altra, che Hemingway ha visitato la prima volta nel 1939 facendo la loro fortuna e scegliendole come residenza finale quando, nel 1959, ha lasciato per sempre Cuba; finale al punto che a Ketchum è stato sepolto. Per vedere che cosa lo avesse attirato in questi luoghi famosi abbiamo approfittato del documentario sulle mie amicizie letterarie commissionato dal produttore Domenico Procacci al regista Luca Facchini, al direttore della fotografia Alessio Viola e al tecnico dei suoni Marco Fiumara. Così ci siamo trovati a Hailey, ultimo aeroporto prima di Ketchum, che lui, Hemingway, non ha mai visto, perché a Ketchum veniva da Cuba/Key West in macchina, due giorni e due notti di viaggio su un' automobile carica di bagagli, guidata da amici che si contendevano per mesi questo privilegio. Da Hailey, dove è nato Ezra Pound, si arriva in macchina a Ketchum e alla Sun Valley, dove Hemingway ha passato mesi felici con amanti e mogli e figli e amici, e dove ha passato settimane terribili ad assistere alla propria fine. Quando è arrivato lì la prima volta la Sun Valley si era appena delineata come un centro di villeggiatura invernale: l'aveva fondata Averell Harriman, presidente della ferrovia Union Pacific, che aveva chiamato il conte austriaco Felix Schaffgotosch a studiare il luogo più adatto per realizzare questa idea negli Stati dell' Ovest, e il conte aveva viaggiato dal novembre 1935 al gennaio 1936, finché aveva scoperto la Sun Valley tra le montagne Sawtooth dell' Idaho centrale, un minuscolo villaggio vicino all' antica città mineraria di Ketchum. Ma la storia di Sun Valley era staccata da quella di Ketchum. Il conte Schaffgotosch aveva avvertito Averell Harriman della sua scoperta, questo aveva chiamato ad agire come agenti pubblicitari il fotografo Lloyd Arnold e lo sportsman Gene Van Guilder: sono stati loro a consigliare di «lanciare» il luogo offrendo ospitalità a personalità famose.
Gene Van Guilder, che conosceva un amico parigino di Hemingway, aveva fatto invitare Hemingway, già internazionalmente celebre per Il sole sorge ancora e Addio alle armi; e subito erano arrivate in quello stesso 1939 le stelle di Hollywood, Norma Shearer, che vi aveva incontrato un istruttore basco di sci e lo aveva sposato, Claudette Colbert che vi aveva girato un film, e nel corso degli anni decine di attori, perfino Marilyn Monroe. Con Hemingway, Sun Valley è diventato un centro anche di caccia e di pesca, e per vent' anni è stato un suo ritrovo ricorrente fino ad accoglierlo nel suo ultimo riposo. F. P. REPORTAGE «E mentre pregavo, sulla tomba di Ernest è comparso un coyote» di FERNANDA PIVANO A Sun Valley Hemingway è arrivato nel 1939 con i tre figli e Marta Gellhorn non ancora sua moglie. Era considerato lo scrittore più famoso del mondo, o così dicevano i giornali. Era stato ospitato nella suite 206 della Lodge, dell' albergo di Sun Valley, e Hemingway l' aveva subito battezzata «Glamour House», casa splendida: stava scrivendo Per chi suona la campana e ha citato il luogo della sua felicità nel capitolo 13° del libro; con lui era subito arrivato Gary Cooper, e presto una grossa fetta della Hollywood di allora. Quando le celebrità erano diventate troppo numerose Hemingway, che intanto si era innamorato dello splendore del posto e si era fatto amico degli abitanti della zona, nel 1941 aveva affittato una casa a Ketchum, a un paio di chilometri da Sun Valley: Mary Welsh, sua quarta e ultima moglie, nel libro di memorie Come era ha definito Ketchum «un sogno sentimentale del vecchio West». La guerra aveva interrotto le sue visite, Hemingway aveva comprato la Finca Vigia a Cuba, aveva sposato Mary Welsh e a Sun Valley-Ketchum era tornato nel 1946 e di nuovo nel 1947, poi nel 1958, quando la vita a Cuba era diventata più difficile, di nuovo in una casa in affitto; ormai era considerato concittadino da una piccola folla di amici locali, finché nel ' 59 aveva comprato la casa di Bob Topping a due chilometri dalla città, e vi si era sistemato il 22 ottobre 1960 lasciando per sempre Cuba e affrontando la tortura della malattia e la tortura più grande delle cure assassine, 28 elettroshock che gli hanno rubato, ha detto di ritorno a Ketchum, il suo unico capitale, la memoria. La memoria di lui, invece, è ancora viva a Ketchum e a Sun Valley; già all' aeroporto di Hailey vendono la cartolina «Discovery Map» con le case di Ketchum, Sun Valley e Hailey e i nomi dei loro proprietari; e tutti sanno dov' era «la» casa di Hemingway, quella dove ha passato gli ultimi mesi terribili, seduto immobile davanti a una finestra dalla quale vedeva il cimitero dove aveva comprato un grande spazio per sé e per la famiglia. Il caso ha voluto che la Knob Inn di Ketchum, l' albergo dove ho passato qualche giorno per visitare la sua tomba, fosse a fianco del cimitero. Me lo ha fatto notare Valerio Di Carlo, il chirurgo che mi ha accompagnato per vedere che non mi succedesse niente. La mattina del nostro arrivo è venuto a salutarmi e mi ha detto: «Lo sapevi che la sua tomba è qui, davanti alla tua finestra?».
Non lo sapevo, e poco dopo sono entrata nel lungo vialetto che attraversa con due curve il grande prato, senza le abituali colline dei cimiteri americani, circondato di alberi secolari e cosparso di lapidi candide, fino a un pino non molto antico dove, annunciate dalle lapidi minuscole di George Saviers, il medico che ha accompagnato Hemingway due volte alla clinica Mayo di Rochester, quella della nipote Margot contrassegnata da una farfalla e quella di Taylor Williams, il cacciatore di orsi che era forse il suo migliore amico, riempie lo spazio la grande lapide di Hemingway coperta di monetine accanto a quella di Mary ancora nuda. Mentre recitavo il Pater Noster è comparso un animale bianco-grigio bellissimo, con una grossa coda più lunga del corpo, ha rasentato la barriera di rete metallica che divide il cimitero dalla campagna, l' ha scavalcato con un balzo, è entrato correndo nel prato e ha fatto il giro della tomba. Era un coyote, l' animale tanto amato da Hemingway; e l' indomani alla stessa ora l' ho visto dalla mia finestra ritornare indisturbato a salutare la tomba cara a tanti di noi. I biografi dicono che Hemingway guardava muto e immobile quel cimitero dalla finestra della sua ultima casa, ma non ho capito come facesse. La casa di Bob Topping, nella campagna fuori Ketchum, sembra troppo lontana perché potesse vedere il cimitero. È in cima a una collina, fiancheggiata da un burrone coperto da un bosco e circondata da alberi enormi, insieme a quattro o cinque ancora piccolini; ha una terrazza circondata da una ringhiera di legno bianco davanti all' ingresso posteriore, e il giorno che mi ero avvicinata sfidando quattro cartelli che avvertivano del divieto di accesso (no trapassing, dicono in America) c' era una poltroncina di plastica bianca sulla terrazza e un' automobile davanti all' ingresso principale: forse gli eredi volevano far credere che la casa fosse abitata per scoraggiare i ladri, non lo so: in fondo alla salita c' erano due o tre ville che non mostravano segno di vita. La vita, meravigliosa, esplodeva nelle colline verdi di alberi, nei pendii coperti di fiori, nelle montagne ignare di presenza umana. Un paesaggio come questo, ma più dolce, ritornava a Sun Valley, a pochi chilometri dalla Lodge ormai famosa, dove un grande cartello annunciava: «Memorial di Ernest Hemingway». Non c' era niente che ne vietasse l' accesso. Siamo scesi da un viottolo del sottobosco e siamo arrivati a un torrente-ruscello-fiume (il Trail Creek) dove forse Hemingway pescava le trote. Al di là dell' acqua hanno costruito una minuscola piramide di pietre nere scalate verso l' alto, sopra alla piramide hanno messo una stele e in cima alla stele una testa scolpita, di somiglianza improbabile come quasi tutti i busti ricavati per lo più, dopo la sua morte, dalle fotografie. Ai piedi della piramide hanno messo una lapide con sei righe firmate: Ernest Hemingway, Sun Valley, 1939, ricavate dalla eulogia fatta all' amico Gene Van Guilder, uno dei due consulenti del fondatore della Sun Valley che l' aveva invitato a inaugurare la Lodge: «Più di tutto gli piaceva l' autunno. / Le foglie gialle sui cottonwoods. / Foglie fluttuanti nel torrente di trote. / E sulle colline gli alti cieli azzurri senza vento. / Ora sarà parte di loro per sempre». Il memorial è stato inaugurato il 21 luglio 1966, giorno del suo 67° compleanno, alla presenza del Governatore dell' Idaho. Nell' acqua che scorre davanti alla statua c' erano già le monetine gettate dagli amici come sulla lapide in un cimitero; al di là dell' acqua hanno costruito un minuscolo anfiteatro per permettere ai curiosi e ai turisti di sedere a salutare il suo ricordo. Per qualcuno a rispettarlo, onorarlo, amarlo. Per qualcuno a guardarlo con rispetto e forse con invidia. Per tutti a pensare che meritava un' immagine più degna di lui. Premio Nobel nel 1954 Si tolse la vita il 2 luglio del ' 61 1899 Ernest Hemingway nacque a Oak Park, nell' Illinois. Quarant' anni fa, il 2 luglio del 1961, morì suicida a Ketchum nell' Idaho (mappa sotto) 1918 Autista volontario in un reparto sanità, fu spedito sul fronte italiano 1921 Fu fino al ' 27 corrispondente in Europa per vari giornali. A Parigi conobbe Gertrude Stein, Ezra Pound, Francis Scott Fitzgerald 1925 Esordì con la raccolta di racconti In our time 1926 La consacrazione con Fiesta (The sun also rises). Seguirono Addio alle armi (' 29), Morte nel pomeriggio (' 32), Verdi colline d' Africa (' 35), i 49 racconti (' 38). Nel 1940, inviato speciale alla guerra civile in Spagna, scrisse Per chi suona la campana 1952 Pubblicò Il vecchio e il mare che nel ' 54 gli valse in Nobel. Dopo, il ritiro a Parigi, a Cuba e nell' Idaho. Diversi i romanzi usciti postumi
Articolo di Pivano Fernanda, Corriere della Sera, 15 luglio 2001, pagina 29.
Fotografie di copertina e all'interno: free copy da internet.
Con quest’articolo pubblicato il 15 luglio del 2001 sul Corriere della Sera firmato da Fernanda Pivano continua il nostro excursus su Hemingway. In questo caso, la Pivano ripercorre alcuni luoghi tra i più importanti della sua vita.
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