Cinquant' anni fa «Life» lanciò «Il vecchio e il mare» capolavoro di Hemingway
Fernada Pivano - 8 settembre 2002
Corriere della Sera Che emozione celebrare ancora una volta questo Il vecchio e il mare che a Hemingway diede la gloria popolare. «Mi hanno dato il Nobel perché in questo libro non c' è nominata una parola vietata dalla censura» mi scrisse a suo tempo, naturalmente scherzando. Scherzava, ma in realtà sapeva benissimo di aver creato una storia che riaffermava il rispetto per l' onore e il coraggio di uno sconfitto. Era una storia vera. Ne aveva parlato la prima volta in una lettera a Wallace Meyer, attraverso il quale teneva i contatti con la casa editrice dopo la morte dell' editore Scribner, suggerendogli che il libro «diceva qualcosa sulla dignità dell' animo umano» (infatti uno dei due titoli originari del racconto era: La dignità dell' uomo).
Hemingway lo scrisse in otto settimane, ispirato dall' amore per la baronessina Ivancich, ma lo aveva meditato per sedici anni, da quando, nel 1935, il suo consigliere di navigazione Carlos Gutierrez gli aveva raccontato quella storia: una storia tragica, come piacevano a lui, e lui l' aveva pubblicata, abbreviata, sulla rivista Esquire, nell' aprile 1936, col titolo Sull' acqua azzurra. Ma l' idea era simile a due sue precedenti esperienze: nel 1931, durante un viaggio a Cuba, Hemingway aveva arpionato un pescespada che dopo due ore era riuscito a fuggire; nel 1935, nel trascinare a terra un grosso tonno, lo aveva visto divorare dai pescecani che avevano lasciato intatte solo la colonna vertebrale, la testa e la coda.
Hemingway attinse sempre alla realtà per i suoi racconti e si irritò con i critici che parlavano di simbolismo in quel suo libro. Fu grato a Bernard Berenson, che scrisse: «Hemingway non simboleggia e non allegorizza mai, ma ogni vera opera d' arte trasuda simboli e allegorie. Così questo breve capolavoro». Le cronache parlarono di milioni di copie vendute dopo che il libro, il primo settembre 1952, uscì in anteprima su Life.
Hemingway filmò la sua storia nel mare del Perù, a Capo Blanco, dove i marlin erano più grossi che nelle acque di Cuba e saltavano davanti alle cineprese in modo più sensazionalistico; ma prima di prendere questa decisione aveva permesso ai colossi dell' industria cinematografica, quando erano arrivati nell' agosto 1955, di girare alcune sequenze di pesca nel mare di Cuba, dove aveva fatto pesca d' altura con la sua «Pilar» (aveva noleggiato quattro barche all' antica organizzando l' operazione come se si trattasse di un safari in mare). Era rimasto quasi un anno in mare aperto, nel suo mare di altura, per girare il film.
* Copertina: la fotografia di copertina come le altre contenute all'interno dell'articolo sono scaricate free copy da internet.
Con quest'articolo, pubblicato nel 2002 dal Corriere della Sera, con la firma di Fernanda Pivano, continua la rassegna di Ithaca dedicata a Hem, uno scrittore tra i più amati, che il pubblico pone tra leggenda e storia e che ancora oggi la critica esalta per il suo machismo e animalismo.
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