Mario Girolamo Gullace
Inedito
Corpo, eri ieri mellifluo, ora, superfluo,
laddove si unisce, delle vedove, il coro
a rosario, il litanico coro ai cipressi
dell'ombra. Corpo, che solevi, di luce
nel giorno, sollevare, titanico, il passo.
E, adesso, dabbasso, ti ottundi di te, e
quel corpo, che plaga ne assorbe le sue
minerali sostanze slegate. La piaga, che
sprofonda tra la piega del bosso, l'osso,
che radica a terra, quella terra, ti spetta.
Peso nullo, reso simile all'ordito deserto,
pure vento, anche il vento ti diserta
e non viene a cercarti nella stasi del vano.
Corpo, eri ieri un insieme veemente,
un assetto di vita, ora niente, un gemente
ricordo. Qualche parte, forse, alla rosa,
dei frammenti, forse, nelle corse d'iguana,
tutto il resto, il maggiore, l'angelo gelo.
* Testo originale di Mario Girolamo Gullace
** Fotografia suggerita dallo stesso Autore senza note.
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